giovedì 8 marzo 2012

AMERIGO VERARDI/MARCO ANCONA Il diavolo sta nei dettagli



Ho sempre considerato Amerigo Verardi un genio, sin dai tempi – seconda metà degli anni Ottanta – degli Allison Run, l’affascinante creatura psycho-pop per cui si erano sprecati paragoni illustri, da Robyn Hitchcok a Syd Barrett. Chiusa quell’esperienza, la verve surreale del musicista brindisino ha poi trovato sfogo in altri progetti come i grandi e sottovalutati Lula e, successivamente, i Lotus.
Da qualche anno a questa parte Amerigo fa coppia fissa con l’ex Bludinvindia e attuale cantante/chitarrista dei Fonokit, Marco Ancona. Assieme hanno scritto (belle) canzoni, le hanno portate in giro, spesso con l’ausilio di Gianluca De Rubertis de Il Genio. Da quell’intensa attività è nato uno splendido dischetto, “Bootleg - Oliando La Macchina Live”, una specie di bootleg che racchiudeva la cifra musicale del duo. Premiati al MEI nel 2010 come migliore autoproduzione, Verardi e Ancona ci hanno messo un paio d’anni prima di regalarci il loro primo album, “Il diavolo sta nei dettagli”.
Ed è proprio nei dettagli che si cela la bellezza di un disco che mette assieme la scrittura surreale e sopraffina di Verardi, capace di plasmare la lingua per tirare fuori un bouquet floreale di immagini e sensazioni, con un sound assolutamente contemporaneo, spesso sintetico negli strumenti quanto caldo nelle voci. E’ un tuffo in un universo obliquo e laterale che ti avvolge e ti rapisce.
Canzoni che ti entrano sottopelle sin dalla prima volta e che richiedono dosi sempre più frequenti di ascolti ripetuti. Ci sono brani che abbiamo avuto modo di conoscere a amare, dall’iniziale “Un’onda non frena” alla potenziale hit “Stanco stufo stupido e da solo”, dalla splendida magia elettroacustica de “I figli dei Mirafiori”, per chi scrive il vero capolavoro del disco, alla conclusiva romanticheria di “Mano nella mano”, conosciuta sull’antologia “Il paese è reale”. Ma troviamo anche composizioni nuove come “Gente che ti vuole bene” e “Pure questo amore è” dal groove cattivo e trascinante. E anche vecchi episodi, come “Contatto” dei Bludinvidia che assume nuovi connotati e si trasforma in un lunghissimo spoken word con la voce di Vincenzo Assante che recita Pierpaolo Pasolini. Se il diavolo sta nei dettagli, in questo disco fa capolino in ogni brano. Salvo poi nascondersi tra le pieghe di un lavoro maturo e geniale che merita davvero grandi consensi e applausi scroscianti.

lunedì 5 marzo 2012

No Tav non significa No al progresso



Sul suo seguitissimo blog "Terra è libertà" il mio amico Fabio Cuzzola attacca il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, per il suo ultimo editoriale di domenica. Che ha sorpreso anche me, francamente.

Scrive Scalfari che lo stupisce la posizione degli studenti, ostile all’Alta Velocità. E ancor di più che fra i più acerrimi nemici dell'opera vi siano gli studenti calabresi.
Anche se non più studente da almeno una quindicina d'anni, sono calabrese e capisco l'avversità al progetto degli studenti. Della Valsusa come della Calabria.

Non sono contrario alla Tav, al progresso e all'ammodernamento generale del Paese.
Ancor di più perchè noto il ritardo quarantennale dell'Italia rispetto agli altri membri fondatori dell'Unione e ad altri paesi nostri "cugini", come la Spagna, che da tempo hanno messo il turbo, raggiungendoci e superandoci in fatto di infrastrutture e trasporti.
Proprio per questo motivo credo che ci sia bisogno di grandi opere pubbliche.
Di quelle necessarie allo sviluppo, non di cattedrali del deserto che abbiamo già sperimentato sulla nostra pelle, soprattutto al Sud.

In un periodo in cui le risorse pubbliche sono sempre più risicate, al punto da tagliare con l'accetta lo stato sociale, una discussione sulle priorità strategiche per l'Italia sarebbe doverosa tra le forze politiche e la società civile.
In un paese in cui, a 151 anni dall'unità, la forbice tra Nord e Sud si è allargata a dismisura invece di ridursi, la Tav Torino-Lione può essere considerata un'opera strategica?

Credo che lo sarebbe molto di più una linea ad alta velocità che arrivi a Reggio Calabria, e non si fermi a Salerno come è ora.
Lo sarebbero il completamento della Salerno-Reggio, la messa in sicurezza di molte aree geologicamente a rischio, un nuovo e moderno sistema di acquedotti in Calabria e Sicilia, la costruzione di reti ferroviarie e stradali in Sardegna e Sicilia, una metropolitana degna di questo nome nella capitale. Con tempi di realizzazione certi e costi in linea con quelli europei.

Essere contro la Tav o contro il Ponte sullo Stretto non significa essere contro il progresso. Significa avere un'idea diversa di progresso. Che tenga conto delle persone e non solo e soltanto delle lobby imprenditoriali e finanziarie.