mercoledì 24 febbraio 2010

Ferlinghetti: il beat che ama la pittura



“Poeti, uscite dai vostri studi / Aprite le vostre finestre, aprite le vostre porte / Siete stati ritirati troppo a lungo / nei vostri mondi chiusi”.
Nel suo “Manifesto Populista” del 1975 Lawrence Ferlinghetti esorta i poeti ad occuparsi della realtà che li circonda e non solo delle astrazioni sul proprio mondo interiore.

Il lirismo e l’impegno politico, del resto, hanno sempre convissuto nell’opera del “Prevert d’America”, affettuosa definizione che di lui diede Fernanda Pivano.
Questi due aspetti della poliedrica personalità artistica di Ferlinghetti, oggi novantenne, si rintracciano non solo nella sua attività di poeta e romanziere, di libraio ed editore controcorrente con la celebre City Lights di San Francisco.

Ma anche in quella di pittore. Attività iniziata sessant’anni fa, ma spesso offuscata dalla fama di intellettuale della Beat Generation. Adesso però l’autore di “A Coney Island Of The Mind”, uno dei libri di poesia più letti al mondo (un milione di copie vendute per oltre venti traduzioni), svela al pubblico italiano la sua cifra di artista visuale.

Con “Ferlinghetti: 60 anni di pittura”, una mostra itinerante tra Roma e Reggio Calabria che si inaugura il 25 febbraio al Museo di Roma in Trastevere per poi spostarsi al foyer del Teatro Cilea della città dello Stretto, dal 5 maggio al primo luglio. In tutto 54 tele di grandi e grandissime dimensioni, realizzate dall’artista americano tra il 1950 e il 2009.

Una retrospettiva che ripercorre tutta la carriera dell’artista. Carriera che, in un arco di tempo così lungo, ha attraversato fasi diverse. Via via l’opera di Ferlinghetti è stata accostata alla lezione dell’espressionismo di De Kooning, alla Transavanguardia italiana, il movimento teorizzato da Achille Bonito Oliva negli anni Ottanta, fino a giungere a un figurativismo astratto denso di significati.

Il fil rouge che lega tutta l’opera di Ferlinghetti è la coesistenza delle due anime del poeta-pittore: una lirica ed estasiata, l’altra politica, rivoluzionaria, critica. Un dualismo, questo, che Ferlinghetti ha sempre cercato di sintetizzare nelle sue opere. Alcuni dei suoi quadri, come “Against The Chalk Cliffs” (ritratto della prima moglie Kirby Selden Smith) o “The Blue One Looking Darkly”, indugiano sulla dolcezza delle figure femminili, approfondiscono il tema dell’amore e dell’erotismo. È lo stesso artista di San Francisco ad affermare: “Oggi davanti alla coscienza americana dominante, tecnocratica e materialista, molti semplicemente si rinchiudono nei propri gusci. I pittori e i poeti hanno a propria disposizione la fuga lirica, il lirismo puro, in pittura o parole, pura luce non contaminata dall’inquinamento ambientale o politico. Rifiutando l’espressione politica come mezzo espressivo, in questo gruppo di dipinti indulgo in questa fuga lirica”.

Molte altre opere mettono in luce l’indomito spirito ribelle di Ferlinghetti,
la sua critica sferzante a un’America che ha tradito propri ideali.
Come nella serie “Liberty”, iniziata negli anni Ottanta, in cui la Statua della Libertà è l’emblema del sogno americano infranto e deriso.
O nelle opere più recenti, quelle dell’ultimo ventennio, con cui l’artista americano ha voluto dare spazio e voce agli emarginati, all’umanità sofferente, agli ultimi.

Si tratta di quadri dal forte impatto, legati a temi di stringente attualità: l’immigrazione, la lotta per i diritti civili, l’uguaglianza tra uomo e donna, la salvaguardia dell’ambiente, i conflitti in corso.

Tele che vogliono scuotere le coscienze. Come “This Is Not A Man” (1994), forte “j’accuse” al sistema carcerario americano e alla pena di morte.
O la più recente “Ship At Sea” (2006) che affronta il tema dell’immigrazione e la condizione dei “boat people”. Alcune delle opere, esposte in anteprima mondiale, sono recentissime, del 2009: “Dechirée”, “Ka: The Life Force”, “Lady Of Shallot”.

Se siete a Roma o a Reggio Calabria da qui a fine giugno, non perdete l'occasione unica di scoprire il Ferlighetti pittore.
Il beat con la tavolozza, il poeta che ama i colori.

martedì 23 febbraio 2010

Calabria: emergenza democratica





Sembra quasi un segno. La Calabria frana. Frana fisicamente, con la terra violentata dall'uomo che si ribella e travolge tutto. E frana moralmente.

Siamo al punto di non ritorno.

L'intimidazione subita ieri dal collega Peppe Baldessarro, giornalista del Quotidiano della Calabria e corrispondente di Repubblica, segue di neanche un paio di settimane l'attentato incendiario di cui è stato vittima il coraggioso blogger reggino Antonino Monteleone.
Dall'inizio dell'anno sono già 5 i cronisti minacciati dalla 'ndrangheta.
Senza dimenticare la bomba alla Procura generale e l'auto-arsenale fatta ritrovare il giorno della visita in città del presidente della Repubblica.

Tutti segnali inequivocabili. La 'ndrangheta ha alzato il tiro.
E, dopo avere asfissiato con la sua cappa di minacce e soprusi, la società reggina e calabrese, non tollera che ci siano dei tentativi, seppure ancora timidi, di reazione civile e democratica.

I magistrati debbono aggiustare le sentenze. I giornalisti occuparsi d'altro.
Il silenzio deve essere il più assoluto. In Calabria vale solo una legge: la loro.

Siamo arrivati al punto di non ritorno.

E lo si è perchè per troppo tempo si è chiuso un occhio, si è convissuto con la 'ndrangheta pensando che fosse un male minore.
"Fino a quando si ammazzano tra di loro, fino a quando non mi toccano di persona".

Conniventi sono state la politica, le istituzioni, a volte la Chiesa.
Ma conniventi sono stati anche i cittadini, la maggior parte di essi, che hanno in egual misura subito e anche alimentato la "mafiosità": quella dannata mentalità per cui ciò che spetta di diritto si chiede per favore, un individualismo miope in cui il senso civico è un optional da fessi, in cui il "chi te lo fa fare" è la risposta più comune a chi chiede soltanto di poter vivere onestamente e libero da soprusi.

Il cancro si è trasformato in metastasi: oggi la 'ndrangheta è parte integrante della società reggina e calabrese. La 'ndrangheta vive nella politica, nella classe imprenditoriale, nelle professioni.
I mafiosi frequentano i circoli d'elite della "Reggio bene", sono professionisti, imprenditori, politici affermati. Massoni.
Lo diceva il dottor Boemi, lo ripete oggi con forza il dottor Gratteri.
Due dei magistrati che hanno speso la loro vita a lottare contro la 'ndrangheta.

Siamo al punto di non ritorno.
E' arrivato il momento, non più procrastinabile, di tracciare una linea.
E di reagire.

Come sottolinea l'associazione daSud di cui mi onoro di fare parte.
Che oggi rilancia la grande partecipazione al No Mafia Day del prossimo 13 marzo:

"Di fronte a questa situazione allarmante, è necessario rompere gli indugi e ripartire dalla partecipazione, dalla rivendicazione di spazi e diritti, dall’affermazione di un’idea di Calabria che sappia scegliere rigore e progetto.

Subito.

L’occasione della manifestazione nazionale convocata sul web a Reggio Calabria per il 13 marzo – il No Mafia Day - dovrà servire a ragionare di ‘ndrangheta e malapolitica, di lavoro nero e Rosarno, di cattiva informazione e del Ponte sullo Stretto, il vero grande affare delle cosche e può rappresentare un passaggio importante di un percorso lungo e difficile di ricostruzione della nostra identità calabrese".

Il tempo è scaduto. Bisogna scegliere da che parte stare.
O di qua o di là. Il silenzio non è più una scelta possibile.

domenica 21 febbraio 2010

Mod Generations



Chi segue questo blog, dovrebbe sapere chi è Tony Face. Il “modfather” italiano. Che, a qualche anno di distanza dal suo primo libro, “Uscito vivo dagli anni ‘80”, ritorna con un nuovo volume:
“Mod Generations. Storia, musica, rabbia & stile” (Nda Press, € 14,50). Un saggio sulla storia, lo stile e la musica mod.

Un libro che in Italia mancava e che solo lui poteva, anzi doveva, scrivere.
Il perché è presto detto.
E non lo dico io, ma rubo le parole di un altro mod storico, Oskar Giammarinaro degli Statuto che così scrive nell’introduzione:

“Quando i trailer di Quadrophenia invadevano i nostri schermi, Tony Face sapeva già tutto di modernismo. Non si è mai capito come avesse fatto a conoscere gli Who e soprattutto i gruppi del primo revival come Jam, Secret Affair, Chords in un tempo in cui non esisteva internet e l’importazione dei dischi “underground” era decisamente pionieristica. Non si è mai capito come, nel 1980, lui sapesse descrivere stile e comportamenti mod, isolare lo stile dalle mode, centrandone la vera attitudine ricercata e totalmente contraria al prodotto “consumistico” che, proprio in quel periodo, stava raggiungendo l’apice un po’ in tutto il mondo. Mentre nelle città qualcuno cercava strani eskimo (i parka) per somigliare ai protagonisti di Quadrophenia lui aveva già ideato, scritto, stampato e distribuito i primi tre numeri di una pubblicazione indipendente, composta da decine di pagine scritte a mano, fotocopiate e pinzate una a una, la “mod-zine” Faces”.

Con il suo stile chiaro e asciutto, Tony Face firma una vera guida mod.
Fondamentale per i neofiti, ma molto interessante anche per coloro che sono addentro allo spirito e allo stile modernista.

In "Mod Generations" Tony Face ripercorre la storia dei mod, individuandone addirittura il germe nella Londra del 1948. Nei fumosi club jazz di Soho che allora divulgavano il verbo del be-bop con Miles Davis, Charlie Parker, John Coltrane. E più avanti con l'esplosione del blues e del soul nordamericano.
Ma sono gli anni Sessanta il periodo di maggior splendore della cultura modernista con gruppi come The Who, Small Faces, Kinks, Artwoods, Action, vespe e lambrette personalizzate, ricercati abiti sartoriali, anfetamine e notti folli spese a ballare. Fino all'arrivo, sul finire degli anni '70, del revival mod, nato sulla spinta del film "Quadrophenia", con formazioni come Jam, Jolt, Chords, Merton Parkas, Secret Affair a menare le danze.

Come in ogni guida che si rispetti, e considerando anche che il "mod sound" non esiste (essendo il mod uno stile, un'attitudine, più che un suono codificato), molto opportunamente Tony Face prima individua i gruppi e i generi che hanno rappresentato la colonna sonora dei mod di ieri e di oggi, e poi passa a descrivere i migliori dischi (jazz, blues, soul, northern soul, 60's beat, '79 revival, ska/reggae/rocksteady) che non dovrebbero mancare nella collezione di chiunque abbia almeno un minimo di stile...

Una menzione a parte merita, poi, il capitolo dedicato al modernismo italiano, non fosse altro perchè Tony Face l'ha vissuto (e divulgato) in prima persona.
E allora ecco la storia del movimento tricolore dagli anni Sessanta in avanti, con l'elenco di tutti i gruppi mod italiani e la loro produzione discografica.
Segnalo infine, con un pizzico di orgoglio campanilistico, la bella postfazione firmata da Francesco Ficco dei Lager, l'unica mod-band calabrese amata e celebrata in tutta Italia.

Keep The Faith!

giovedì 18 febbraio 2010

"That Psychotronic Beat!", esce il Dvd sulle Motorama



Dopo una lunga attesa, esce domani - venerdì 19 febbraio - il Dvd sulle MOTORAMA. Si intitola "THAT PSYCHOTRONIC BEAT! - 2008 and other stories".

Girato nel 2008, il rockumentary fotografa un anno particolare della band capitolina, alle prese con una nuova line-up e con nuovi progetti futuri.

Attraverso un racconto serrato, con numerosi flashback e interviste ad artisti e personaggi della scena underground italiana e internazionale (Margaret Doll Rod, Claudio Sorge, Bugo e molti altri), si snodano le vicende della devastante formazione romana.

Una band, tutta al femminile, che - partendo dall’underground della capitale - ha saputo conquistarsi un seguito internazionale: dagli Stati Uniti a moltissimi paesi europei quali Francia, Austria, Spagna, Inghilterra e Germania. Come testimoniano gli innumerevoli tour, le importanti collaborazioni e le numerose uscite discografiche su Lp, Cd e sette pollici.

Un’attitudine “on the road” con centinaia di date dal vivo, in Italia e all’estero, un sound che mescola varie tendenze sonore (punk e rock’n’roll, noise e new wave, surf e blues), le scarnifica e le risputa fuori in maniera assolutamente personale ed eccitante, un’attenzione maniacale a ogni dettaglio estetico: sono queste le caratteristiche che hanno reso unica e inconfondibile la cifra stilistica e personale delle MOTORAMA.

In “That Psychotronic Beat! - 2008 and other stories” le Motorama parlano delle loro esperienze personali, della storia della band e delle loro idee sulla musica, in un racconto arricchito da foto, memorabilia, aneddoti ed elettrizzanti flash tratti dai loro live o in sala prove.

“That Psychotronic Beat! - 2008 and other stories” è firmato da Claudio Donatelli e Annalisa Nicastro, e prodotto dalla rivista on-line Sound36.

mercoledì 17 febbraio 2010

E vogliono fare il Ponte...



Calabria e Sicilia vengono giù, neanche fossero castelli di sabbia, e il governo si ostina con la follia del Ponte.

In Calabria un intero paese è minacciato da una frana di dimensioni enormi. Maierato, in provincia di Vibo Valentia, è un paese spettrale.
Le immagini televisive sono impressionanti. Quelle dal basso, con la gente in fuga e la montagna che frana come un torrente in piena sono letteralmente terrificanti. Quelle dall'alto, riprese dagli elicotteri della Protezione civile, descrivono uno scenario apocalittico. Un buco enorme, come il ventre di un vulcano, dove una volta c'erano colline e strade.

In Sicilia, a neppure sei mesi dalla tragedia di Giampilieri, un altro paese in provincia di Messina - San Fratello - è ormai un abitato fantasma: la terra si è mossa, distruggendo case e strade. La gente è in fuga. Senza più niente.

Da un rapporto Legambiente si calcola che in Italia 7 comuni su 10 sono a rischio idrogeologico.
Ci vorrebbero 4,5 miliardi di euro per mettere in sicurezza il territorio.
Il Ponte, ad oggi (ancora senza progetto esecutivo), ne costa 5.
Qual è la vera priorità?

giovedì 11 febbraio 2010

EIGHTIES COLOURS: sta arrivando


Finalmente il conto alla rovescia è iniziato.
Dopo due anni di lavoro, oltre 40 interviste realizzate, una quantità di dischi ascoltati, decine e decine di riviste tirate fuori dagli archivi, centinaia di foto recuperate...ci siamo quasi.

Uscirà ad aprile per i tipi di Coniglio Editore
"EIGHTIES COLOURS. Garage, beat e psichedelia nell'Italia degli anni Ottanta".
Il mio libro sull'effervescente scena neoSixties italiana di quel decennio.

Un atto d'amore nei confronti di quei gruppi e di quelle etichette che con la loro musica hanno segnato indelebilmente i miei 17 anni. E la cui storia non è mai stata raccontata. Finora.

1985-2010: proprio quest'anno si celebra il venticinquennale dell'uscita di "Eighties Colours", la compilation-manifesto realizzata da Claudio Sorge per la sua pioneristica Electric Eye che nell'85 diede il via alla scena.

Da allora e per i cinque anni successivi, da nord a sud, fu tutto un pullulare di gruppi che decisero di guardare indietro, agli anni Sessanta, come inesauribile fonte di ispirazione. Parallelamente a quello che stava succedendo negli Stati Uniti, ma anche in Europa (soprattutto in Scandinavia), anche l'Italia visse il suo rinascimento neo-Sixties.

Gruppi come Sick Rose, Not Moving, No-Strange, Gli Avvoltoi, Pikes In Panic, Magic Potion, Peter Sellers & The Hollywood Party (e so di fare un torto a tutti gli altri che qui non menziono...) portarono una ventata di energia e un'esplosione di colori in un panorama underground fino a quel momento dominato dal grigio della new wave e del dark.

Mentre del punk e della new wave italiana si è parlato e si continua (giustamente) a parlare ancora oggi, sulla scena neoSixties (e non semplicemente neopsichedelica, come erroneamente si scriveva all'epoca, essendo i suoni e le tendenze degli anni Sessanta interamente declinati nelle varie forme: garage, beat, psichedelia) è calata una cappa d'oblio.
Che spero finalmente di stracciare con questo libro, che è molto di più di un semplice libro: è un atto d'amore.

Un volume di grande formato (17x24 cm)- 240 pagine a colori - che, per la prima volta, passa in rassegna tutti i gruppi garage, beat e neopsichedelici italiani e descrive accuratamente tutti i loro dischi.

Il racconto di quegli anni irripetibili e indimenticabili è reso attuale e vibrante dalla viva voce dei protagonisti (oltre 40 interviste raccolte nell’arco di due anni) e da un apparato fotografico/iconografico senza precedenti.
Il volume è inoltre arricchito dalla discografia completa su quel periodo, con tutti i dischi neoSixties italiani (45 giri, Ep, Lp) pubblicati tra il 1985 e il 1990.

Potete prenotarne una copia presso la vostra libreria di fiducia oppure richiedendola direttamente a Coniglio Editore www.coniglioeditore.it

Aggiornamenti su data d'uscita e presentazioni saranno postati regolarmente sul blog.